LA GRANDE GUERRA
Negli archivi del Comune di Castro sono conservate le liste comunali di leva ad iniziare dalla classe 1842, chiamata alla visita nell’anno 1862
Esse riportano a lato anche un sunto del Ruolo matricolare, ossia dello svolgimento della vita militare del coscritto, con indicazioni dei successivi eventi e servizi prestati fino al congedo
Attraverso l’esame di questi documenti è possibile ricostruire la partecipazione dei castrensi agli eventi bellici della guerra 1915-18 ed il ruolo da loro svolto.
Delle classi comprese tra il 1874 ed il 1900 chiamate alle armi i giovani castrensi furono 215
Di questi relativamente alla professione esercitata notiamo la presenza di solo 2 studenti mentre il resto notiamo una cesura verso la fine del primo decennio del ‘900 quando la maggioranza dei coscritti passa da una professione di tipo tradizionale ( contadino, giornaliero, facchino, mugnaio, muratore, carrettiere, falegname, prestinaio, panettiere, barcaiolo…) ad una professione più allineata con la nuova realtà industriale in pieno sviluppo ( fabbro, fabbro ferraio, fonditore, tornitore, laminatore, meccanico…)
Notiamo anche che in questi anni i salariati a posto fisso ed a tempio pieno si sostituiscono ad una precedente situazione occupazionale incerta con prestatori d’opera “a giornata “pronti a svolgere qualsiasi lavoro.
Dei 215 giovani castrensi esaminati alla visita di leva i riformati furono 55.
Il motivo principale della riforma era legato al deficit di statura (altezza minima richiesta 1,54) poi la comprovata gracilità fisica (12), l’ernia inguinale (5) , le malformazioni scheletriche o articolari ( 4) , la gola grossa o gozzo ( 3) , le varici agli arti inferiori ( 2) le malattie dell’occhio e le deficienze visive ( 4).
Questi dati sono testimonianza di un mondo dove la malnutrizione e le malattie infantili erano molto diffuse
Data la presenza a Castro dello Stabilimento Gregorini su 139 abili di leva chiamati o richiamati alle armi tra il 1915 ed il 1918, ben 23 furono lasciati per tutta la durata del servizio militare a disposizione dello stabilimento come operai militari
Altri 20 furono invece comandati allo Stabilimento per brevi periodi come operai militarizzati, prima o dopo essere stati inviati ai reparti in armi
Nove sono i Caduti nella Prima guerra mondiale :
Bendotti Mario classe 1899
Bendotti Giuseppe classe 1899
Bianchi Alfonso classe 1895
Bonadei Giuseppe classe 1891
Frattini Angelo classe 1876
Gualeni Bortolo classe 1895
Martinelli Mario classe 1896
Zulberti Giuseppe classe 1900
Frattini Enrico classe 1890
LA SECONDA GUERRA MONDIALE E LA FESTA DEL VOTO
Durante la Seconda guerra mondiale con il progressivo spostamento verso nord del fronte, il paese di Castro fu più volte interessato da episodi bellici .
Soprattutto la presenza dello stabilimento , destinato a produzione di carattere bellico o strategico, costituiva elemento di pericolo.
Frequenti incursioni aeree alleate, tra cui una particolarmente grave del 19/03/1945, minacciavano oltre allo stabilimento l’adiacente paese e gli allarmi costringevano la popolazione a fuggire nei rifugi improvvisati lungo la strada per Riva o nei prati della parte alta del paese, lontano dallo stabilimento.
Sulla direttrice del lago e della Valcamonica passava inoltre una delle aerovie per cui le fortezze volanti alleate portavano i loro bombardamenti alle città tedesche, con i pericoli che comportava questo transito aereo.
In una di queste occasioni i caccia di scorta ai bombardieri, forse per un falso timore, scaricarono raffiche di mitragliatrice sui battelli all’ancora nel bacino della navigazione sebina ed un bombardiere alleato in difficoltà scaricò parte del suo carico di bombe nel lago tra il corno del Trenta passi e il paese.
La situazione non era scevra da pericoli ed il parroco d’allora don Stefano Pasinetti in parecchie occasioni dal pulpito, esortando i fedeli alla preghiera, aveva manifestato l’intenzione di celebrare una festa di ringraziamento in onore della Madonna se il paese fosse uscito indenne dagli eventi bellici.
Ma il peggio doveva ancora venire, quando nel paese si acquartierò la quinta compagnia AA.CC. della Legione Tagliamento della Repubblica Sociale Italiana, che elesse a caserma l’edificio delle scuole elementari, il cui interrato fu adibito a deposito munizioni ed esplosivi.
C’era tensione tra i militari per il timore di azioni dei gruppi partigiani che in quel periodo operavano sulle montagne e contro i quali erano spesso impegnati in operazioni di rastrellamento.
Il giorno 13/02/1945 la compagnia di stanza a Castro ancora per pochi giorni, era impegnata in alcune esercitazioni di tiro con i mortai nei prati sovrastanti il paese.
Nel primo pomeriggio la compagnia rientrò ed i militi si sedettero alla mensa per il pranzo, ritardato a causa dell’esercitazione, servito dalla giovane Maddalena Pagnoni.
Terminato il pranzo alcuni militari raggiungevano alla spicciolata le camerate, mentre altri provvedevano a scaricare dai carri nel deposito gli esplosivi non utilizzati nelle esercitazioni.
Improvvisamente avvenne un’esplosione che scoperchiò tutta la porzione centrale dell’edificio sovrastante la polveriera ; la mensa fu spazzata via e gli occupanti furono sbalzati oltre il tetto.
Il corpo mutilato della giovane Maddalena ricadde nel cortile della adiacente casa operaia.
Una seconda esplosione risollevò macerie e cadaveri.
Cessate le esplosioni i soldati cominciarono ad imprecare contro i civili minacciando fucilazioni e la distruzione dell’intero paese, trattandosi secondo loro di un tradimento e di un sabotaggio.
E per rendere più verosimili le loro minacce obbligarono con le armi i presenti a scavare tra le macerie per dissotterrare morti e feriti.
I cadaveri furono trasferiti presso la portineria dello stabilimento dove ricevettero gli onori militari e la visita delle autorità.
Si contarono 25 vittime militari oltre alla vittima civile.
L’esplosione fu probabilmente provocata dall’incuria usata nelle operazioni di scarico degli esplosivi.
Quella notte don Pasinetti molto devoto alla Madonna del cimitero invocò il suo aiuto contro il pericolo di rappresaglia e promise che, se il paese fosse stato risparmiato, la festa tradizionale dell’8 settembre sarebbe stata celebrata con particolare solennità ogni qual volta la ricorrenza fosse caduta di domenica.
La mattina successiva il Parroco, il Podestà ie il direttore dello stabilimento si incontrarono con gli ufficiali del reparto ed agirono su di loro per placare qualsiasi desiderio di vendetta.
Lentamente la situazione si normalizzò anche se prima che finisse la guerra il paese dovette ancora sopportare alcuni momenti di tensione legati al passaggio di alcuni reparti tedeschi in ritirata martellati dai mitragliamenti alleati.
Fu in questa occasione che il paese subì un ulteriore lutto con la morte in azione del partigiano Andrea Zubani.
Alla fine tutte le armi furono deposte e l’8 settembre 1945 la popolazione celebrò la prima festa del voto secondo l’impostazione cerimoniale che poi venne sempre ripetuta ad ogni successiva scadenza e che, oltre alla messa solenne di ringraziamento col quadro della vergine al centro della chiesa sul “trono”, ha il suo momento più suggestivo nella processione serale che , snodandosi per le vie del paese, riporta il quadro alla chiesetta della natività tra addobbi e illuminazioni che si estendono anche alle acque del lago.

“Nel luogo detto la fonderia, nel comune di Castro, ove al tempo del dominio veneto si fondevano cannoni e altri pezzi d’artiglieria , e durante il regno italico eran fabbricate falci ed altri stromenti d’agricoltura, ora sono le manifatture in ferro del nostro Gregorini “ dal Volume “ Illustrazione della Valle Camonica “ del 1870 di Bortolo Rizzi
Il transito commerciale delle materie prime sul territorio di Castro non mancò però di stimolare la crescita in loco di attività manifatturiere legate alla trasformazione delle merci, favorita anche dall’ abbondanza di acqua derivata con opere di presa dal fiume Tinazzo. Da documenti del comune di Bergamo dell’anno 1229 veniamo a conoscere l’esistenza in Castro di una fonderia per l’argento e probabilmente anche per il ferro. In documenti notarili del 1364 sono citate le fucine di Castro e nel 1473 troviamo la notizia della fusione in Castro delle campane per Ardesio. Nel 1596 il Da Lezze cita la presenza in Castro di “una fusina da ferro grossa con rote trei”. Dovrebbe trattarsi della medesima fucina riportata nel rilievo agrimensorio del 1626, conservato negli uffici comunali di Castro.
La presenza di acqua favoriva anche la crescita di altre attività manifatturiere, e principalmente tra ‘300 e ‘500 quella della follatura dei panni, attività strettamente collegata allo sviluppo di produzione dei panni di lana che rese fiorente in quel periodo la vicina cittadina di Lovere.
Un fattore assai rilevante impedì però lo sviluppo dell’attività manifatturiera di Castro e precisamente il fatto che tutte le strutture produttive, per evidenti motivi di derivazione d’acqua, fossero collocate lungo la punta del fiume Tinazzo (Borlezza), che con le sue frequenti e calamitose esondazioni distrusse in più occasioni gli impianti produttivi. Una grave esondazione è ricordata attorno al 1535 e probabilmente fu la medesima celebrata in versi dal poeta Bergamasco Achille Muzio nel 1590. Altre piene rovinose sono ricordate nel 1692 e nel 1737. La piena del 1784 distrusse il forno fusorio costruito in riva al Tinazzo dal castrense Ludovico Capoferri.
Quest’ ultimo, singolare figura di imprenditore, uomo politico e libero pensatore, fu il primo ad orientare decisamente in senso industriale l’economia locale. Suo continuatore in questo senso fu Giovanni Andra Gregorini, nativo di Vezza d’Oglio, Sindaco di Castro e senatore del Regno d’ Italia nel 1870. Il Gregorini acquistava nel 1855 la Fonderia posta sulla punta del Tinazzo a cavallo tra i Comuni di Lovere e Castro. Questa fabbrica sotto la Repubblica veneta fondeva cannoni da marina, ma sotto il governo napoleonico era stata ridotta a fabbrica di falci ed attrezzi agricoli. Il Gregorini ed i suoi immediati successori con innovazioni tecnologiche e notevoli investimenti economici trasformarono la vecchia fabbrica in un moderno stabilimento tuttora in attività, che ha caratterizzato per oltre 150 anni l’economia e la vita sociale del paese di Castro.
Basti rilevare che nel 1861, al primo censimento del Regno d’Italia, a Castro risultavano insediati 396 abitanti
Al censimento del 1901, gli abitanti risultavano 653 con un incremento demografico vicino al 65% dovuto alla nuova struttura industriale dove erano impiegate 500 persone
Nel 1915 lo stabilimento contava su un complesso di 1100 operai e 50 tra ingegneri, impiegati e quadri aziendali, addetti principalmente alla produzione di assi ferroviari, ferri ed acciai laminati e proiettili
Nel 1916 la canalizzazione e la deviazione del fiume Tinazzo metteva al sicuro dalle piene l’intero paese e le strutture produttive, oltre a recuperare sull’ area della “Punta” ampie aree da destinare alla produzione industriale del nuovo Stabilimento.
Nel 1916/17 si realizza la fusione con la società bresciana Franchi Griffin, con la conseguente nascita della Società anonima altiforni, fonderie, acciaierie e ferriere Franchi -Gregorini, con sede legale dapprima a Milano, quindi, a partire dal 1921, a Brescia
Negli anni della Grande Guerra lo stabilimento entrava in pieno nella lavorazione delle commesse statali, sia per la produzione di proiettili ed armi, che per le lavorazioni ferroviarie, giungendo ad impiegare nel 1917 ben 2781 dipendenti, di cui 1200 addetti alla sola fabbricazione dei proiettili nell’officina meccanica.
Dal 1917 si nota un grande aumento di manodopera femminile ,assunta anche solo per brevi periodi di tempo , circa un anno o due con mansioni di lavoratrici a macchina o , in misura minore, manovali.
La crescente richiesta di manodopera portò la popolazione residente nel 1921 a 1242 abitanti
In vent’anni dal 1901 al 19021 la popolazione del paese si era raddoppiata causando tensioni sociali soprattutto legate alla necessità di tipo abitativo che la ditta Gregorini affrontò costruendo e ristrutturando case per gli operai
Generalmente gli immigrati svolgevano in fabbrica mansioni qualificate ed avevano già maturato una precisa consapevolezza politica che svolse un importante ruolo nella nascita e sviluppo del movimento operaio.
Dal tessuto sociale del paese era quasi scomparso completamente il piccolo tessuto borghese per divenire un paese quasi esclusivamente operaio , destinato ad essere inevitabilmente coinvolto nelle tensioni sociali che si sarebbero manifestate nell’immediato dopoguerra con la forte opposizione al Fascismo e nel successivo dopoguerra con lo scontro politico tra la matrice cattolica e quella socialista del movimento operaio
Nell’immediato dopoguerra, venute meno le ingenti commesse belliche la società Franchi -Gregorini fu investita da una profonda crisi che portò ad un drastico ridimensionamento occupazionale oltre al graduale smembramento del gruppo e al ritiro del comm. Attilio Franchi dallo stabilimento
In pochi mesi, dopo la fine della guerra, il numero degli operai scese da 3500 a 1800 unità circa.
Oltre a ciò si fecero sentire gli effetti della grande pressione sociale dei soldati che, reduci dal fronte, chiedevano di riavere il lavoro forzosamente abbandonato, ma rimanevano per lungo tempo disoccupati.
La fabbrica venne occupata per 15 giorni nel marzo 1919, mesi prima rispetto al bienno rosso 1919-1921 e fu causata dal licenziamento di alcuni elementi della commissione interna
Nel frattempo lo Stabilimento aveva fronteggiato la mutata domanda di mercato passando alla fabbricazione di muove sale montate e dei cerchioni per veicoli e locomotive, la cui richiesta era particolarmente elevata nella fase di ricostruzione post bellica
Nel 1930, avveniva la fusione con l’Ilva , e da allora la fabbrica entrava a far parte di imprese industriali diversificate in una dimensione nazionale, a partecipazione statale con l’inserimento nel 1937 nel gruppo pubblico Finsider
Nel 1961 si concretizza il passaggio all’Italsider (dal 1982 Nuova Italsider), sorta dalla fusione di Ilva e Cornigliano
Nel 1982, il complesso veniva assorbito dalla società Terni acciai speciali spa , anch’essa rientrata nel gruppo Finsider; sotto il suo controllo , nel 1987, assumeva la denominazione di Lovere Sidermeccanica
Nel 1990, con la medesima ragione sociale, il complesso industriale entrava a far parte della Lucchini siderurgica spa, importante gruppo privato attivo nel settore siderurgico in Italia ed all’estero
